The Birth of a Nation – 100 anni dopo.

Una pellicola controversa, esplicitamente razzista, ma nello stesso momento un fondamentale punto di riferimento dei capolavori del cinema muto americano e anche mondiale – tutti questi punti descrivono The Birth of a Nation (1915). Il film originariamente venne distribuito nelle sale cinematografiche con il titolo The Clansman l’8 febbraio 1915 in una fastosa première a Los Angeles, ma solo il 3 marzo dello stesso anno venne re-intitolato con l’attuale titolo per l’uscita a New York, a sottolineare la processo di nascita degli Stati Uniti. Ma come tutti sanno il film è basato sul romanzo razzista del 1905 The Clansman: An Historical Romance of the Ku Klux Klan, scritto dal pastore battista Thomas Dixon, Jr. 

Riassumendo la complicata trama – dato che il film dura circa 3 ore  e un quarto – il film narra del sudista Ben Cameron che, dopo la vittoria del Nord, fonda il Ku Klux Klan come autodifesa dei bianchi di fronte all’arroganza dei neri. Lo colpisce la tragedia del suicidio della sorella, violentata da un uomo di colore. Grazie a lui, i bianchi riprendono il controllo della situazione, dopodiché Ben potrà sposare l’amata Elsie, appartenente a una famiglia che si era schierata dalla parte dei nordisti. Tutti noi pensiamo da decenni che questo film sia importante per sequenze con protagonista la confraternita del Ku Klux Klan, come questa.We are against the KKK.gif

In realtà è un film anche orientato vero altri argomenti, anche di stampo nazionalista come le fasi fondamentali della Guerra di Secessione Americana, ad esempio l’Assedio di Petersburg, l’attentato avvenuto storicamente il 15 Aprile 1865 contro Abraham Lincoln – ricostruito minuziosamente nel film – da parte di John Wilkes Booth e il famoso incendio di Atlanta con la sua evacuazione.

The Birth of a Nation rimarrà durante il primo trentennio della storia del cinema una delle migliori rappresentazioni cinematografiche della Guerra Civile Americana nel cinema muto – assieme ad altri capolavori successivi come The General (1926) con Buster keaton e The Coward (1916) di Thomas H. Ince e Reginald Baker – fino all’uscita del film Gone With the Wind (1939), che a sua volta riprende molto dalla versione di Griffith, come ad esempio la sequenza della sala da ballo, la presentazione dei personaggi principali – molto simili alla famiglia O’Hara e la piantagione di Tara – e il famigerato risarcimento assegnato agli schiavi afro-americani, liberati dopo la guerra civile, di 40 acri e un mulo.

Numerosi sono anche gli omaggi che il film ha ricevuto in seguito, come ad esempio il film Forrest Gump, quando dice che la madre, non simpatizzante di questo movimento, diede quel nome al figlio per ricordargli “che tutti facciamo cose che… beh, che non hanno molto senso.” Da notare che Zemeckis ha voluto lasciare le impronte dei pneumatici sul terreno, un errore di anacronismo di un film girato nel 1915 e ambientato negli anni sessanta dell’ottocento.

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“[…] sometimes we all do things that, well, just don’t make any sense!”

Questa frase sembrerebbe perfetta per far capire al pubblico di oggi che il film, anche se purtroppo si accosta sulla sponda della dottrina xenofoba del Ku Klux Klan. Consideriamo poi che negli anni ’10 era il più cupo periodo di razzismo nella storia degli Stati Uniti, sicuramente alimentato dalla reputazioni dell’allora presidente Woodrow Wilson con il suo atteggiamento verso le questioni razziali, che non a caso viene citato all’inizio della seconda parte del film.

“was Griffith really a die-hard racist? There’s no evidence from his biography that he cared very strongly about racial politics at all. His father fought for the Confederacy and regaled the young Griffith with war stories, but, as Richard Schickel points out, “racism was no more a dominant factor in conditioning his sensibility than the hard times he and his family endured.” The director never publicly lobbied for segregation or black disenfranchisement; he defended the Klan only as a historical relic. […]”

19916_1_largeIl Ku Klux Klan non è parte della ideologia dello Stesso Griffith, infatti, come dice Bret Wood, il regista anni ’10 sceglie le storie da raccontare non per il loro contenuto politico, ma per il loro potenziale di entusiasmare il pubblico. Infine se diamo uno sguardo alla sua lunghissima filmografia – gli si attribuiscono ben 52o film come regista e 228 come sceneggiatore sulla sua scheda Imdb – esiste un titolo che sembrerebbe essere simbolicamente il suo avvocato difensore: The Rose of Kentucky (Biograph Company – 24.8.1911), dove diversamente da quanto ci si possa aspettare, ritrae il Ku Klux Klan, all’interno di un dramma bucolico ambientato nella sua terra natia, come una banda malvagia che perseguita un proprietario di piantagioni bianco per essersi rifiutato di entrare nei loro ranghi.

Ma torniamo a The Birth of a Nation. Questo film rappresenta la summa di tutta l’evoluzione linguistica finora compiuta dal linguaggio cinematografico. Griffith dedicò molto più tempo al montaggio che alle riprese del suo film, segno di quanta importanza desse a questa fase di produzione. Infatti in Nascita di una nazione i tagli di montaggio sono molto più frequenti che in qualsiasi opera contemporanea – ed in particolare rispetto ai film italiani ed europei del periodo come ad esempio Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone. La cinepresa Pathé usata da Griffith, in collaborazione col fidato Gottfried Wilhelm Bitzer – chiamato da tutti “Billy” – passa con estrema agilità di scena in scena, di personaggio in personaggio, in una dinamica e ben calibrata alternanza di inquadrature larghe e strette. Al contrario di quanto si crede i movimenti di macchina vi occupano un posto minimo, dato che per Griffith non è importante il come muovere la macchina, ma il come spostarla, come testimoniamo due fondamentali sequenze: la scena da ballo che precede la chiamata alle armi e l’arrivo del Ku Klux Klan filmato su un’automobile – senza curate di cancellare le impronte dei pneumatici. Griffith coglie la scena da numerosi punti di vista, dove sembra essere dappertutto nello stesso momento, questo continuo spostarsi della cinepresa da al film un ritmo straordinariamente fluido.

Ma pur considerando tutti questi difetti Nascita di una nazione resta un capolavoro, l’opera che segna il passaggio dal cinema delle attrazioni al cinema classico.

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Griffith fra la Biograph Company e The Clansman (1914) – un’intriduzione.

Spesso viene descritto come il primo lungometraggio della storia del cinema americano: non è vero. Non è nemmeno il primo lungometraggio dello stesso Griffith perchè fino al 1914 aveva già diretto e distribuito Judith of Bethulia, che segnò il suo licenziamento dalla Biograph perchè osò dirigere una pellicola del doppo della durata di un qualsiasi film convenzionale dell’epoca, 4 bobine. La Biograph bloccò la lavorazione del film perché ritenevano il progetto troppo lungo e pericolosamente ambizioso ma si sapeva benissimo che in Europa, e soprattutto in Italia, venivano prodotte pellicole perfino di 6 rulli: Griffith insisteva per fare un film più lungo. Si trasferì così in California, per girare al di fuori del controllo della Biograph, risparmiando all’osso sui costi. La Biograph, quando il film fu finito, era così poco interessata che lo lasciò nei propri archivi per un anno prima di decidersi a distribuirlo.

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Griffith decise di andarsene dalla compagnia assieme ai suoi fidati collaboratori e attori, fra cui Blanche Sweet, Henry B. Walthall, Mae Marsh, Robert Harron, le sorelle Lillian e Dorothy Gish e Mae Marsh. Non a caso con la sua assenza, lo studio ebbe il suo inesorabile declino che divenne ufficiale nel 1916 – tramite delle collaborazioni con altre case di distribuzione come la Klaw & Erlanger – e definitiva con l’acquisizione della compagnia da Herbert Yates nel 1928. Griffith si unì alla Mutual Film Corporation. e in seguito stipulò un accordo con Harry Aitken, fondando la Reliance-Majestic Studios (e fu poi ribattezzata in Fine Arts). La sua nuova casa di produzione divenne l’11 luglio 1915 una partner della compagnia Triangle Film Corporation, assieme a Thomas Ince con la Kay-Bee, e la Keystone Pictures Studio guidata da Mack Sennett.

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Thomas H. Ince, Charles Chaplin, Mack Sennett e D.W.Griffith

Aveva già cominciato le riprese del film The Escape (12.04.1914), ma la produzione era stato venne sospesa per colpa dell’attrice Blanche Sweet che si era ammalata di scarlattina, e la Reliance-Majestic Studio era già in difficoltà e ha bisogno di una distribuzione di un film diretto da lui. Griffith prese in considerazione una sceneggiatura “The standard Single”, scritto sceneggiatore Daniel Carson Goodman e girato nello studio Reliance a New York City, piuttosto che nello studio situato a Hollywood, che all’epoca era ancora in costruzione.

La trama del film:
“Frank Andrews (Donald Crisp) is a well-to-do, middle class apartment dweller who is devoted to his wife (Mary Alden) and two children, John (Robert Harron) and Jane (Lillian Gish). Andrews enters into a mid-life crisis when a fetching young lady, Cleo (Fay Tincher), moves into the apartment next door to the Andrews’. Cleo takes note of Andrews’ interest in her and begins to flirt with him, going so far as to set a fire in her apartment in order to attract his aid. Before long, Andrews and Cleo are involved in an affair, and Andrews begins to neglect both his family and responsibilities at work. Humiliated and aghast at her mother’s silent suffering over the situation, Jane goes next door with the idea of killing Cleo, but instead they strike up a conversation, and a mutual understanding. They hatch a plan whereby one of Cleo’s former beaus (Owen Moore) appears to be courting Jane in front of Andrews, who swiftly condemns his daughter’s interest in the man. Jane counters by pointing out Andrews’ own poor moral choices, and he sees the error of his ways. Andrews is happily reconciled to his family, and Cleo sets out in search of new digs”.

Secondo Lillian Gish il film, della durata di 5 rulli, venne girato in soli 5 giorni e venne distribuito con buon successo il 12 aprile 1914, anche se con dei problemi: anche se il film è stato completato a febbraio, la sua uscita venne ritardata di due mesi. Recentemente sono state avanzate diverse ragioni di queste difficoltà, ma lo studioso Paul Spehr ha suggerito che sia Reliance-Majestic e il suo distributore, reciprocamente, avevano delle grosse difficoltà a sviluppare una strategia di distribuzione efficace per un lungometraggio più lungo della media, in un mercato ancora dominato da produzioni di uno e due rulli. Di The Battle of the Sexes (1914), di cui non esiste nessuna copia tranne un frammento di 3 minuti inserito nel lungometraggio documentario Thirty Years of Motion Pictures (1927).

Dopo questo film girò un 2 reeler dal titolo Brute Force (1914), ambientato nella preistoria, dove si racconta una storia di uomini delle caverne e dinosauri. Oggi si crede che forse questo è il primo film live-action che ha nel suo interno un dinosauro. Questo cortometraggio può essere considerato il sequel di un precedente lavoro di Griffith, Man’s Genesis (1912), di fondamentale importanza nella storia del cinema comico perche è il principale fonte di ispirazione dell’episodio ambientato nella preistoeìria del lungometraggio di Buster Keaton Three Ages (1923) (del primo esiste una clip di 7 minuti, trasgerita in HD da una copia 35mm, contenuta come extra del cofanetto BluRay Sherlock Jr. / Three Ages). Inoltre

Tra le ultime produzioni precedenti al film sono il già citato The Escape (01.06.1914), che dopo aver ricevuto i finanziamenti necessari e la guarigione di Blanche Sweet riuscì ad essere completato e quello che si può considerare il precursore di Intolerance: Home Sweet Home (04.05.1914), ripreso dalla canzone omonima di Sir Henry Rowley Bishop dall’opera lirica Clari (1823)

The Escape, secondo la trama del The Motion Picture News, è la struggente storia di due sorelle: la primogenita sceglie la vita facile, poi si redime: la più giovane viene sposata da un bruto che la maltratta ed è la causa della sua morte. La struttura della trama non è molto incoraggiante perchè parla dell’insorgere del controllo della miscela fra le razze sul mondo civile – sembrerebbe un precursore di Birth of a Nation, ma siamo su una strada diversa – con gli stessi metodi di controllo applicati sugli animali e sulle piante. Il film all’epoca divise la critica, che allo stesso tempo lo criticava, ma assieme all’interpretazione di Sweet lo elevava nell’attribuire una verta nobiltà di spirito ad un dramma considerato troppo banale. Purtroppo il film oggi è considerato perduto.

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Leggendo fra le righe delle critiche dell’epoca al film, ci troviamo una prima ma importante osservazione su Griffith: “è un regista bravo ad affrontare soggetti romantici e ad effetto (oltretutto ha inserito in questo film una buona dose di allegoria, e ho l’impressione che Griffith ci stia facendo l’abitudine). Non a caso se rivediamo numerose sequenze ed entrambi i finali di Birth of a Nation e Intolerance siamo assolutamente d’accordo. Inoltre questo caro e fedele tema è il fulcro centrale di Home Sweet Home: riassumendolo è una pellicola composta da un prologo, tre racconti e un epilogo – con uno stile molto simile a quello Biograph, non a caso ogni episodio dura circa una bobina – dove curiosamente non troviamo alcun montaggio alternato e una uniformità nelle conclusioni – in particolare il secondo e il terzo. Il film è povero di sfumature, ma comunque è una premessa delle sue future produzioni.

L’ultima produzione precedente a Birth of a Nation è una produzione spesso sottovalutata per colpa dell’ombra portata dal film successivo: The Avenging Conscience: or “Thou Shalt Not Kill” (1914). Il film oggi viene spesso sottovalutato perchè in realtà non è solo uno dei migliori film muti tratti da Edgar Allan Poe, ma anche uno dei pochi titoli nella storia del cinema ad essere ribelle alle classificazioni: si tratta di un film più che anomalo, come scrisse Vlada Petric, ma anticipatore come lo stesso Caligari; basta solo un rapido esame per rendersi conto che anche un raffronto del genere lascia il tempo che trova. Altri inoltre lo acconstano al cinema impressionista francese. Eppure il suo autore è David Wark Griffith, dove infatti il primo piano per la primissima volta assume un ruolo psicologico cruciale ai fini della narrazione, come nel ricreare quegli stati d’animo che solo Poe era riuscito ad ottenere nel suo Il cuore rivelatore nel 1843. Si vorrebbe continuare sul film… ma dobbiamo sfortunatamente ritornare a The Birth of a Nation. Intanto l’autore vi consiglia di vederlo, consigliandovi l’edizione DVD del film pubblicata dalla Kino Video nel 2008 da un ottimo master in alta definizione del film da una copia 35mm in ottimo stato.


David Robinson su Birth of A Nation
– Tratto dal catalogo della XVI edizione del festival Le Giornate del Cinema Muto –

Come uomo del Sud, Griffith era affascinato dallo sfondo storico del romanzo (The Clansman); come regista era eccitato dalle potenzialità melodrammatiche e spettacolari della vicenda. Pare tuttavia che non si fosse minimamente preoccupato della furiosa propaganda di Dixon in nome della supremazia della razza bianca. Il romanzo, e quindi il film di Griffith, dà al Ku Klux Klan il ruolo di eroico esercito della “salvezza”, che riscatta il Sud sconfitto dall’anarchia e dalla tirannia dei rinnegati bianchi e degli schiavi emancipati vendicativi.
La produzione costò 100.000 dollari, una cifra senza precedenti. Non si erano mai viste sullo schermo scene così spettacolari come le battaglie del film. Una Hollywood ancora rurale fornì gli esterni, che si estendevano per miglia e miglia, popolati in apparenza da migliaia di comparse. Oltre che negli elementi spettacolari, e nelle ricostruzioni storiche elaborate, come l’assassinio di Lincoln nel Ford’s Theatre, Griffith dimostrò pari maestria nelle scene intimiste delle vicende delle due famiglie divise dalla guerra.
L’impatto di The Birth of a Nation (come The Clansman venne ribattezzato) sulle platee del 1915 fu immenso. Le scene culminanti del galoppo dei membri del KKK che salvano una famiglia di bianchi dall’assedio dei neri rinnegati, accompagnate dalle musiche sinfoniche ricche e drammatiche di Joseph Carl Breil che utilizzavano “La cavalcata delle Valchirie” di Wagner, suscitavano un’enorme eccitazione. Era come “scrivere la storia con la luce”, affermò il presidente Woodrow Wilson, dando al film un sostegno di cui in seguito si pentì.
La forza emotiva elettrizzante del film costituì una rivelazione. Era anche profondamente allarmante per quegli spettatori dell’epoca – in particolare per l’Associazione Nazionale per il Progresso della Gente di Colore, di recente formazione – più sensibili, rispetto alla massa del pubblico americano, di fronte al messaggio pernicioso del romanzo di Dixon. Il film suscitava proteste, e talore rivolte, ovunque venisse proiettato. Molte autorità locali richiesero il taglio delle scene più offensive.
The Birth of a Nation rimane tuttora stupefacente e affascinante per come rievoca un’epoca, per la sua spettacolarità, per i momenti intimisti e sentimentali. Rappresenta una sfida per lo spettatore di oggi quella di tentare di riconciliare due impressioni contraddittorie: da un lato l’ammirazione dovuta nei confronti dei risultati estetici e tecnici, dall’altro la ripugnanza, che il tempo non sminuisce, nei confronti del messaggio sulla supremazia della razza bianca. Griffith era un razzista dixoniano o era semplicemente colpevole d’ingenuità? Fino alla fine dei suoi giorni egli professò una schietta incomprensione delle accuse rivolte al suo capolavoro: “Non sono né sono mai stato ‘anti-negro’ o ‘anti’ qualunque altra razza … Sono sempre andato estremamente d’accordo con la gente di colore.”


IL RESTAURO 2015 di The Birth of a Nation e le Edizioni Video

Il film è una delle pellicole mute più ripubblicate nella storia dell’home video, a partire dal 1993 da una versione laserdisc della Image Entertainment e successivamente nel 1997, sempre dalla stessa casa di distribuzione, della prima edizione in DVD, entrambe supervisionate e prodotte da David H. Shepard.

nascitadiunanazione-130x216In Italia – L’Ermitage Video

Inoltre la prima edizione del film sul mercato italiano venne distribuita dalla Mondadori video nel lontano 1990. La VHS conteneva un’edizione veramente pessima in tutti i sensi, non per l’immagine che ovviamente era priva di tinte e traboccante di difetti sull’immagine, ma per la scelta della film del film: una “colonna sonora” lenta ed eseguita su un sintetizzatore, raramente coerente con le immagini, e spesso ripetuta fino alla nausea per tutto il film, che di certo si rivelava totalmente inopportuno nelle scene di lotta finali con protagonisti il Ku Klux Klan (esiste la digitalizzazione completa della VHS sul sito internet Arcoisis TV – http://www.arcoiris.tv/scheda/it/6783/). 8032632532156

Il primo DVD del film in italia arrivò con la famigerata Ermitage Video, conosciuta da tutti gli amanti del cinema muto in Italia per essere stata l’unica in Italia ad aver distribuito film muti su DVD, ma ai confini della legalità perchè erano copie provenienti dagli stessi master home video americani – tra l’altro distribuiti senza mai aver pagato i diritti di copyright – con un’unica ma gradita caratteristica: la presenza di sottotitoli italiani (a volte con una traduzione al limite della decenza). Sarebbe inutile scrivere a proposito delle successive riedizioni del film in DVD, perchè le copie della Multimedia San Paolo e D.Cult sono solamente bootleg (che non risparmiavano di scrivere sulla copertina del DVD “Edizione Restaurata”) spesso venduti a prezzi modici.

The Birth of a Nation in DVD

Il primo passo verso l’alta definizione è avvenuto recentemente, nel 2011 dalla Kino Classics, con un master ahimè molto deludente sulla qualità visiva, ma leggermente meglio nella parte musicale con una colonna sonora scritta ed eseguita dalla Mont Alto Motion Picture Orchestra, ma putroppo con esegue la colonna sonora presente nel precedente DVD: le musiche originali del film scritte in occasione della sua uscita in sala da Joseph Carl Breil – dirette da Robert Israel al momento della digitalizzazione di esse. Esiste addirittura una selezione dei brani su Youtube.

28695_front.jpgL’immagine rispetto alla precedente edizione è migliorata nel campo dei dettagli e della velocità della pellicola, leggermente più naturale nella velocità rispetto al precedente, con anche un maggiore rendering dell’immagine, per riuscire a includere la qualità del film, della durata di 3 ore e 16 minuti. Ma c’è un problema purtroppo molto deludente per un qualsiasi collezionista:  è solo un master in alta definizione da materiali 35mm d’archivio. L’immagine è completamente segnata graffi, danni minori e una gran moltitudine di segni, in particolare al momento del cambio dei rulli. Anche se è una miglioria della precedente edizione, sarebbe comunque difficile affibbiare la dicitura “Deluxe Edition” come si vede sulla copertina del disco.

Questa edizione da 3 DVD del film comunque contene una grandissima e selezionata quantità di contenuti extra, distribuiti negli ultimi due dischi: viene inserito come supplemento del primo il precedente restauro del 1993 di Birth of a Nation, assieme a 

  • The Making of Birth of a Nation (SD, 24:00): un ben informato documentario sulla produzione del film, che include delle rare prove costume e alcuni dietro le quinte.

Il terzo e ultimo DVD raccoglie invece la seguente lista di contenuti extra:

  • 1930 Prelude to The Birth of a Nation (SD, 5:54):  sono delle sezioi preparate appositamente per la versione sonorizzata del film, distribuita nel 1930, completa di musica ed effetti sonori, dove D.W. Griffith e Walter Huston – protagonista del suo penultimo film Abraham Lincoln (1930) – discutono sulle origini del film.

  • D.W. Griffith’s Civil War Films (SD): dei cortometraggi girati da Griffith alla Biograph Company: In the Border States (16 min.), The House with Closed Shutters (17 min.),The Fugitive (17 min.), His Trust (14 min.), His Trust Fulfilled (11 min.), Words and Hearts (16 min.), and The Battle (17 min.).
  • New York vs. The Birth of a Nation: A gallery of scanned documents relating to the film’s release and subsequent controversy.
  • Posters, Ads, and Souvenir Programs Gallery
  • Excerpts from the Novel: Includes illustrations, sample chapters, and the author’s preface.
  • Griffith Discusses the Film (Photoplay Magazine): An extensive piece that originally appeared in Photoplay Magazine in 1916. Well worth reading.

Come contenuti extra di un’edizione BluRay di un film muto non è affatto male (sono a volte rari perché spesso il contenuto extra stesso del film è il semplice restauro di esso).

Eppure anche questo capolavoro del cinema muto può essere soggetto a dei grandissimi miglioramenti, perché pare che dopo 100 anni esista ancora il negativo originale del film!

Lillian Happy

Birth-of-a-Nation-Blu-Ray.jpgPassano un paio d’anni e il film compie il suo centesimo anniversario dalla sua uscita, ma ancora non ha a disposizione una edizione video che possa competere con il successivo film di Griffith Intolerance (1916) che, a differenza del primo, comprende un eccellente lavoro di restauro in 2K da materiali d’archivio preservati presso la Photoplay Production di Kevin Brownlow e Patrick Stansbury (che recentemente ha avuto dei durissimi colpi a causa della Cohen Film Collection).

Intanto lo stesso master “restaurato” della Kino Lorber viene distribuito in Inghilterra dalla EUREKA! – Masters of Cinema, con un’immagine leggermente più scurita nel contrasto, ma sempre piena di graffi ed altri difetti sulla pellicola, come dimostra questa comparazione su DVDBeaver.

http://www.dvdbeaver.com/film/dvdcompare/birthofanation.htm


Il Restauro del 1993

Nel 1993 Photoplay Production, contemporaneamente alla realizzazione del documentario David W. Griffith: Father of Film,  eseguì per conto della Thames Silents un lavoro di restauro del film a partire da una copia eseguita negli anni ’70 della riedizione del film del 1921 – perchè Griffith rieditò il film per essere ri-distribuito nelle sale cinematografiche, come avvenne anche per Intolerance in più occasioni – in una copia originale 35mm comprendente viraggi e tinte, assieme ad alcune copie 16mm, tutte provenienti dalla collezione di Brownlow.

Prima di parlare del BluRay bisogna fare una grande precisazione, come ci informa lo stesso Stansbury: questa nuova edizione di Birth non era destinata ad essere un nuovo restauro, ma piuttosto come una versione aggiornata della versione Thames Silents del film.

So for our new version the obvious choice was to use the 35mm original print. This proved more of a challenge than we expected, but eventually film researcher David Thaxton tracked it down for us at the Museum of Modem Art, who agreed to allow us to make a new 35mm negative, in colour to preserve the tints. “

Eppure questo è solo l’inizio del lavoro: perchè purtroppo questa copia era mancante di moltissime importanti sezioni del film – per esempio, la morte del secondo figlio Cameron – oppure era gravemente danneggiata in moltissimi punti – ad esempio, alcune delle scene con Lydia Brown, o la sfilata delle truppe in partenza per la guerra. Per colmare queste lacune vennero utilizzato un duplicato del film conservato presso gli archivi BFI che ancora rappresenta oltre il 95 per cento del film finito, anche se di qualità nettamente inferiore.

Venne inoltre curato un’accompagnamento musicale direttamente ispirato dalla colonna originale del film composta da Joseph Carl Breil e riadattata – oltre ad essere registrata – dal fu John Lanchbery, che in seguito collaborò con la Photoplay per la composizione della colonna sonora di un altro capolavoro di Griffith, Orphans of the Storm (1921).

Esiste su YouTube un video di presentazione del film, da parte di Paul Gilroy, professore del King’s College London.


Il Restauro 4K del 2015

Durante i primi lavori di restauro del film, partiti nel 2014, Patrick Stansbury eseguì sulla stessa copia negativa a colori del 1993 una scannerizzazione in 2K, insieme con le sezioni BFI. Al momento della masterizzazione subito evidente che, oltre al fatto che erano per la prima volta sono visibili nel film ancora più dettagli, le sezioni erano ormai diventate inadeguate secondo gli standard moderni. Dovevano essere sostituiti.

In late 2014, I spent eight days at the Library of Congress going through their extensive nitrate holdings for Birth. Chief amongst these materials is the original negative“.

La grande scoperta avvenuta presso la Library of Congress fu il ritrovamento di vari materiali di eccellente qualità, assieme al caposaldo di tutti: il negativo originale del film!

Vi ricordate quando abbiamo accennato, mentre elencavamo i contenuti speciali del DVD Kino, che nel 1930 venne prodotta una versione sonorizzata del film? Ecco: il negativo originale era stato modificato nelle didascalie del film, venne nuovamente tagliato in alcune sezioni e purtroppo ridotto nella sua durata. Fortunatamente si poteva contare di numerose copie d’epoca del film – la maggior parte di esse stampate nella seconda parte degli anni ’20 – per ripristinare le lacune presenti.

Il lavoro sulle parti del negativo originali è stato effettuato con una risoluzione più elevata: in 4K, data la potenza fotografica cristallina presente in essa, assieme alla scannerizzazione delle altre copie successive. Infine il tutto è stato rimontato al fine di combaciare nella copia finale. 81-lofuNalL._SY679_Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’inestimabile aiuto di Rob Byrne, presidente del Board of Directors e del festival di cinema muto San Francisco Silent Film Festival. Il tutto poi è stato fatto combaciare con la colonna sonora di John Lanchbery, che per questa edizione è stata convertita in Stereo e5.1 Surround Sound, garantendo che ciascuno dei 1.600 tagli approssimativi del film erano situati nel posto giusto, e che i punti di sincronizzazione chiave erano appropriati.

Il BluRay The Birth of a Nation (Centenary Edition) è stato distribuito dalla BFI il 23 Novembre 2015.


Una comparazione della versione Kino Lorber con la versione BFI.

Cominciamo dalla stabilizzazione dell’immagine: a differenza della versione Kino, la prima caratteristica del nuovo restauro è un’immagine salda e ben fissata, completamente corrispondente al punto di vista rippreso da una cinepresa Pathè del 1914-15. Del tutto differente è la versione Kino, che continuamente dondola su se stessa.

Guardiamo la sequenza in cui Lilian canta fra i soldati feriti.

Sulla sinistra vediamo la copia BFI che è completamente priva di graffi e spuntinature sui bordi dell’iris. Sembra quasi una scena girata ieri per quanto l’immagine è pulita. La Kino Lorber mostra un’immagine – completamente diversa dalla dicitura sulla copertina – strapiena di difetti: rigature evidenti sul bordo destro, punti bianchi e neri (quindi provenienti dalla copia positiva e negativa), sovraesposizione dei neri sui lati del fotogramma.

La Kino Lorber non è full-frame, come dimostra il leggero zoom presente sulla destra. Quindi l’immagine croppa una piccola parte dell’immagine sui lati del fotogramma.

Guardate attentamente lo sfondo dietro il primo piano di Lillian: si vedono più dettagli grazie alla presenza di un’immagine meno sgranata e con un contrasto più curato. Il master 4K ha questi grandi vantaggi.

Infine la cosa più ovvia: l’immagine della Kino è stabile con una perfetta ancoratura del contenuto dei fotogrammi al frame.

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Inoltre anche il livello dei dettagli per la prima volta è libero dai problemi di contrasto dell’immagine, aiutata dall’uso delle colorazioni molto più bilanciate, che non arrivano all’estrema saturazione delle tinte presenti nella Kino. La qualità del 4K (nelle sezioni provenienti dal negativo camera) è sbalorditiva, quasi al limite dell’incredibile: è meraviglioso vedere un’immagine così piena di qualità a 100 anni dalla sua uscita in sala.

Inoltre anche le sequenze mancanti dal master originale, recuperate da copie con una qualità più scarsa dell’immagine sono state recuperate (e stranamente non contengono dei bordi ridotti).

Copies35mm.gifOut-takes and original camera tests.

rInoltre è divertente vedere negli extra, all’interno dei 40 minuti di outtakes – cosa praticamente rara quando si tratta di un film muto anni ’10  – i test costumi con Lillian Gish in stile Rossella O’Hara con Griffith che compare sul bordo inferiore dell’inquadratura con il suo inconfondibile e sciupato sombrero di paglia (pieno di buchi, come confermò l’intervistatore della Photoplay Harry Carr), Che Griffith amava indossare al momento delle riprese. torn jacketÈ interessante vedere la presenza di vento sul set – da notare la penna sulla sinistra – perchè le riprese venivano fatte all’interno di un capannone praticamente all’aperto. Oppure le prove di scena della sequenza della presa in ostaggio di Elsie Stoneman (Gish) da parte dello psicopatico – e caricaturato – Silas Lynch (George Siegmann), subito dopo averla costretto a sposarlo, contemporaneamente all’attacco finale da parte del ku Klux Klan. Da notare inoltre che Siegmann ha la giacca strappata sulla schiena.

La lista dei contenuti extra sorprendono e allo stesso tempo vanno oltre le aspettative, basta leggere la lista (quelli ripresi dalla Kino hanno la caratteristica di presentare un mastering in HD):

1930 sound reissue prologue (1930, 6 mins); 1930 sound reissue intermission and introduction to Act 2 (1930, 2 mins): D W Griffith interviewed by Walter Huston.
Out-takes and original camera tests.
Melvyn Stokes on The Clansman, D W Griffith and Birth of a Nation (2015,20 mins): newly filmed interview with the film scholar and Birth of a Nation authority.
The Greatest Mother of them All: Kate Bruce (19??, 1 min): short newsreel on the Birth of a Nation actress.
Stills and Collections Gallery (2015, 13 mins).
Birth of a Nation at 100 (2015, 32 mins): roundtable discussion filmed at the BFI Southbank.
D W Griffith on Lux Radio Theatre with Cecil B Demille (audio with stills, 6 mins): interview in which the two legends reminisce.
Birth of a Nation orchestral score recording sessions.
The Coward (Reginald Barker, Thomas H Ince, 1911, 69 mins): a faint-hearted soldier in the American Civil War regains his courage.
The Rose of Kentucky ( D W Griffith, 1911, 17 mins): a rural romance set in Griffith’s home state.
Stolen Glory (Mack Sennett, 1912, 14 mins): comedy set during a parade of Union Civil War veterans.
The Drummer of the 8th (Thomas H Ince, 1913, 29 mins): poignant Civil War drama presented in two cuts.
The Rebel Yell (1932, 9 mins) archival film in which reunited Confederate veterans recite the famous battle cry of the South.
Fully illustrated booklet with new essays and full credits

Non male come trattamento per un capolavoro del cinema muto, vero?

Quindi senza problemi possiamo dire e confermare che l’edizione BFI The Birth of a Nation (Centenary Edition) è la migliore edizione BluRay di un film muto nel 2015!

3 pensieri su “The Birth of a Nation – 100 anni dopo.

  1. Vorrei sapere se i sottotitoli in italiano dei cartelli sono fondamentali per vedere in modo scorrevole il film o se i cartelli in inglese sono di facile comprensione per chi un minimo di inglese lo sa.
    Faccio questa domanda perché mi pare di capire che l’edizione del centenario in Blu-Ray sia l’unica degna di essere vista ma in questa versione credo che i sottotitoli in italiano siano assenti.

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    1. Essendo un BluRay di un film muto con intertitoli in un’edizione inglese sono del tutto assenti i sottotitoli in qualsiasi lingua perchè ritenuti inutili dato che si leggono direttamente i cartelli originali.
      Purtroppo nel film sono presenti negli intertitoli alcuni slang americani (tipici nel cinema di Griffith, soprattutto nelle lettere scritte a mano) e alcuni brani tratti da libri scritti da Woodrow Wilson. Quindi sfortunatamente per chi non possiede una conoscenza articolata con l’inglese gli consiglio i sottotitoli.
      (Sarebbe carino se qualcuno in futuro possa fornirli a questa edizione definitiva)

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  2. Pingback: Buster Keaton in Blu-Ray 1: i restauri Lobster degli short films. – Silent Valerio Page

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